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Biopolimero Liquid Lino VS Resina Epossidica: 7 differenze che fanno la scelta sostenibile

Confronto tra pavimento in biopolimero Liquid Lino e pavimento in resina epossidica in un interno moderno

Introduzione

Il termine “pavimento senza fughe” evoca immediatamente la resina epossidica, materiale che ha segnato l’evoluzione delle superfici continue negli ultimi vent’anni. Oggi, però, il linoleum liquido bio‑based — evoluzione fluida del linoleum tradizionale — offre un’alternativa che promette le medesime prestazioni estetiche con un’impronta ambientale drasticamente ridotta. In questo articolo mettiamo a confronto linoleum liquido e resina epossidica, analizzando sette differenze decisive che guidano la scelta verso soluzioni più sostenibili.

Le 7 differenze decisive

  1. Origine delle materie prime
    La resina epossidica deriva da bisfenolo‑A e altre componenti petrolchimiche, mentre il linoleum liquido impiega olio di lino, sughero rigenerato e polveri minerali naturali. Questa differenza incide sull’impatto carbonico già nelle fasi di estrazione: la formulazione vegetale del linoleum liquido assorbe e immagazzina carbonio (CO₂) invece di emetterlo.
  2. Emissioni di VOC in fase di posa
    I sistemi epossidici rilasciano composti organici volatili che possono protrarsi per giorni, imponendo interruzioni di attività nei cantieri sensibili. Il linoleum liquido, con VOC prossimi allo zero, permette di lavorare in ambienti operativi come ospedali o hotel con minimi disagi.
  3. Tempo di cantiere
    Un ciclo completo di resina epossidica richiede in media cinque‑sette giorni, includendo primer, autolivellante, top‑coat e catalisi. Il linoleum liquido completa il processo in tre‑quattro giorni grazie a una polimerizzazione più rapida dei leganti vegetali, riducendo i costi indiretti del fermo attività.
  4. Elasticità e resistenza alle crepe
    La rigidità degli epossidici li rende suscettibili a micro‑fessurazioni se il sottofondo si muove o assorbe umidità. La matrice elastica del linoleum liquido assorbe dilatazioni e vibrazioni, mantenendo la superficie integra su massetti radianti e solai leggeri.
  5. Rigenerabilità e fine vita
    Una volta usurata, la resina epossidica va rimossa meccanicamente e smaltita come rifiuto speciale. Il linoleum liquido può essere levigato e rivestito con un nuovo top‑coat fino a nove volte, prolungando la vita utile oltre trent’anni e riducendo drasticamente gli scarti.
  6. Certificazioni ambientali
    Le resine vantano poche etichette di sostenibilità; il linoleum liquido è certificato DECLARE Red List Free, EPD e “Climate Positive Flooring”, requisiti sempre più richiesti in bandi pubblici che adottano i Criteri Ambientali Minimi (CAM).
  7. Costo totale di proprietà (TCO)
    Il prezzo di installazione al metro quadrato è analogo tra le due soluzioni, ma la necessità di demolire e sostituire le resine dopo 10‑12 anni incide sul TCO. Considerando rigenerazioni e minori fermi cantiere, il linoleum liquido risparmia circa il 25 % sul ciclo di vita rispetto alla resina epossidica.

Conclusione

Il confronto evidenzia come il linoleum liquido bio‑based colmi il divario con la resina epossidica in termini di estetica e resistenza, superandola sotto il profilo ambientale, dei tempi di posa e dei costi di gestione a lungo termine. Per progettisti, general contractor e proprietari attenti agli obiettivi ESG, queste sette differenze rendono la scelta non solo sostenibile ma anche economicamente vantaggiosa.

Se vuoi valutare l’inserimento del linoleum liquido nei tuoi progetti, contattaci: ti forniremo schede tecniche, capitolati e campioni colore.

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